UN FIUME DI SPEMA 1 - Brescia Trasgressiva

UN FIUME DI SPEMA 1 - Brescia Trasgressiva

Racconto una storia successa anni fa, eravamo sposati da qualche mese e mio marito appassionato di pesca cercava di convincermi a fargli compagnia portandomi in tenda per una battuta di pesca in un fiume in collina non molto distante da casa nostra.
Non avevo alcuna voglia di seguirlo, non mi è mai piaciuto il campeggio, e poi quella strampalata idea dettata dalla sua passione per la pesca lacustre, di trascorrere una giornata intera su non so quale collina in riva a non so quale fiume stando in mezzo al nulla con la prospettiva di annoiarmi mentre lui si sarebbe dedicato al suo sport preferito, proprio non mi andava.
Ma insisti e insisti, alla fine l’ho assecondato.
Partenza alle prime ore di un sabato mattina e, in previsione della calda giornata ed essendo la nostra auto sprovvista di aria condizionata, mi vesto pochissimo, indosso dei comodi sandali, una camicia annodata in vita, un paio di minuscoli shorts e niente intimo.
Intorno alle dieci arriviamo al luogo stabilito su un’alta collina dove scorre il fiume Velino vicino al Lago di Piediluco. Nei pressi di una casupola mio marito si ferma per chiedere ai due uomini occupati a trafficare su uno strano attrezzo di lavoro se ci possono indicare un posto dove accamparci, uno di loro, un bel ragazzo con un fisico atletico sui 35 anni, si avvicina, si china sul finestrino aperto a lato di mio marito e, dopo avermi scrutata con insistenza da capo a piedi, ci indica una fresca radura in un’ansa in riva al fiume poco più a valle, non molto distante da lì.
Ci arriviamo e dopo aver piantato la tenda quell’egoista e stronzo di mio marito mi molla da sola e parte per una perlustrazione alla ricerca del posto migliore per la sua pesca, con la promessa di tornare da lì a un paio d’ore.
Sono pentita di averlo seguito, sento che mi annoierò a morte.
Decido di prendere un po’ di sole e magari, dopo, fare un bagno rinfrescante. Indosso l’unico bikini che ho portato composto da un minuscolo reggiseno che più che reggere viene retto dal mio prosperoso seno e da un ancora più minuscolo perizoma con un filo che mi corre fra le natiche e sul davanti un piccolo triangolo di leggerissima stoffa. Tiro fuori il materassino matrimoniale che utilizziamo per dormire e mentre inizio, da seduta con le ginocchia piegate in alto, a spalmarmi della crema solare, sento un fruscio provenire da dietro il fogliame, dei passi e un vocione:
- Buongiorno signora - È quello che prima ci ha dato le indicazioni, è un bel ragazzo con un bel sorriso, indossa una stretta canottiera che mette in risalto i suoi muscoli e un paio di short aderenti al punto di poter notare un bel rigonfiamento all’inguine.
- Buongiorno - rispondo con un sorriso, e con fare civettuolo continuo a spalmarmi la crema solare sulle braccia e sul viso.
- Scusi se la disturbo, volevo solo accertarmi se il posto che vi ho indicato è di vostro gradimento, anche perché qui non si accampa mai nessuno e tantomeno belle signore come lei -
Gli dico che non mi ha disturbata affatto e che anzi mi fa piacere che ci sia qualcuno con cui scambiare due parole, anche perché in questo momento sono sola, che mio marito non è con me e gli racconto della sua mania per la pesca e che era andato in giro chi sa dove alla ricerca del posto migliore dove sfogare la sua passione.
Lui è sempre li in piedi di fronte a me, mi ascolta affascinato e mi guarda, soprattutto fra le gambe che tengo un po’ aperte sempre con le ginocchia in alto, continua a guardarmi con il suo accattivante e largo sorriso senza tentare di nascondere quale sia l’oggetto della sua attenzione, ed io noto fra le sue gambe un evidente inizio di erezione.
Stava per dire qualcosa quando l’ho anticipato invitandolo a sedersi sul materassino accanto a me, nel dire questo chiudo le gambe ripiegandole sul fianco destro e mi scosto un poco indietro con i fianchi in modo che possa sedersi. Si avvicina si siede e nel fare questo movimento, per non cadermi addosso, appoggia la mano destra sul materassino proprio dietro al mio culo e sento il suo avambraccio che sfiora le mie cosce appena sotto l’attaccatura delle natiche, sento quel leggero contatto e la troia che è in me inizia ad eccitarsi con pensieri lascivi.
Lui mi racconta di essere il capo di una squadra di operai, sei in tutto, addetti alla manutenzione degli argini; mi dice che sono li da oltre tre mesi e che per tutto quel tempo non hanno visto e parlato con nessuno e che era contento di poter scambiare due parole con una bella signora come me.
Mentre parla quel leggero contatto sotto le natiche mi elettrizza e i miei fianchi non riescono a stare fermi, si avvicinano, impercettibilmente ma sempre di più, a quell’avambraccio che ora tocca palesemente l’attaccatura delle mie cosce.
Gli chiedo con un ammiccante e malizioso sorriso se la sua donna non venisse a trovarlo qualche volta e assumo un’espressione mortificata alla sua risposta negativa, e lui schernendosi mi dice che a sesso deve fare da solo e io, dispiaciutissima per questo, ridendo e compiangendolo scherzosamente spingo con evidenza e senza ritegno ancora di più il mio culo contro il suo braccio.
Segue un attimo di silenzio, lui ha un’espressione imbarazzata, non sa decidersi ad iniziare un approccio più confidenziale. Sono io (anzi è la troia che è in me) che lo tolgo dall’imbarazzo e, con un malizioso sorriso e con occhi ammiccanti gli chiedo se è così cortese da spalmarmi un poco di crema solare sulla schiena porgendogli il tubo e mettendomi a pancia in giù.
Vista in quella posizione sono praticamente nuda anche perché il filo del perizoma copre a malapena il solco delle natiche.
Lui prende il tubo e mi chiede – Solo la schiena? –
- No, non solo - gli dico – dalle spalle fino all’attaccatura delle ginocchia, dappertutto senza lasciare indietro neanche un centimetro di pelle - e per facilitargli il compito mi slaccio il reggiseno e mi appoggio sui gomiti con le mani sotto il mento.
Mi spruzza addosso la crema e inizia a spalmare con molta delicatezza, va da una spalla all’altra, sulle scapole fino a sfiorarmi l’attaccatura dei seni. Io mugolo dei complimenti – Mmh che mani calde e delicate –
Spruzza altra crema sui fianchi e sulle natiche e continua a spalmare, ora con più decisione per sentire quanto sia sodo il mio culo. Passa da una natica all’altra, scende fra di esse sfiorando appena la vulva, scende sulle gambe, prima la destra poi la sinistra. Gli chiedo, con voce ormai roca dall’eccitazione e dandogli del tu – ti prego, insisti sull’interno delle cosce, dove la pelle è più delicata e soggetta a scottature - e nel dire questo allargo un poco le gambe e inarco le natiche. Non se lo fa ripetere, la sua carezza va lentamente all’interno della coscia sino a sfiorare il perizoma sulla vagina, poi torna giù per risalire ancora su a spingere la mano con più sicurezza sulla vulva. Ripete questo movimento più volte, sono eccitata e ho paura che veda i miei umori bagnare il perizoma. Con voce sempre più roca gli dico che è bravissimo, che ha delle mani meravigliose, che nessuno mi ha mai massaggiato in quel modo. Lui sorride e ritorna sulle natiche, ci spruzza sopra ancora della crema e la spalma, la sua mano ora passa sotto il filo del perizoma, le sue dita vanno ad accarezzare tutto il solco delle natiche, si sofferma sul buchino, lo accarezza con il dito con un movimento circolare e, favorito dalla crema, lo spinge delicatamente all’interno senza forzare facendo entrare solo una piccola parte del dito.
Ho dei fremiti, giro la testa e gli dico – visto che sei così bravo, ti dispiace spalmarmi anche davanti? – mi giro e lui strabuzzando gli occhi a guardarmi il seno rimasto nudo, mi dice sorridendo – Ma certo! Dalle spalle fino alle ginocchia, dappertutto senza lasciare indietro neanche un centimetro di pelle –
Scoppiamo entrambi a ridere, lui si mette in ginocchio e mentre mi spruzza la crema sui seni e sulla pancia, non posso fare a meno di notare la sua erezione forzare, come a volerli rompere, i suoi short.
Ricomincia a spalmare la crema dalle spalle ai seni dove si sofferma a lungo, prima su uno poi sull’altro li massaggia con dolce forza poi inizia a strizzare e a torturarmi i capezzoli, mugolo con gli occhi chiusi, sto per godere, scende a spalmarmi il ventre, non ce la faccio più, porto la mia mano sinistra sul bordo del perizoma e lo alzo leggermente ad invitarlo a scendere con le dita sulla mia ormai bollente vagina. Non si fa pregare, entra ed inizia ad accarezzarmi le grandi labbra, poi le apre e io apro contemporaneamente le gambe, e inizia a stuzzicarmi le piccole labbra, indugia sul clitoride, lo titilla a lungo con leggerezza poi senza fatica aiutato dai miei abbondanti umori, introduce due dita penetrandomi fino in fondo. Le agita, le fa correre avanti e indietro più volte, sto impazzendo, sto godendo, ho voglia di farmi sbattere e le mie mani volano ad afferrare la protuberanza che spinge dai suoi short, li apro e sfodero un membro di gradevoli dimensioni duro e levigato come una mazza da baseball, istintivamente e con ingordigia lo ingoio, lo bacio, lo succhio. Lo amo.
Lui mi libera del perizoma, si toglie gli short, mi mette in ginocchio, si posiziona alle mie spalle e mi penetra con un solo deciso colpo fino ad urtare la bocca dell’utero, dalla mia gola si sprigiona un urlo di piacere, sento la vagina piena, mi sento riempita, colma, quella penetrazione da sola mi procura un primo orgasmo, poi inizia un va e vieni, prima piano poi sempre con più forza, mi riempie, e mentre continua a possedermi prende il tubo della crema, ne versa un po’ sul mio ano e ci introduce tutto il pollice della mano destra. A quella doppia penetrazione godo e urlo come una cagna, scuoto con violenza la testa, il cervello mi scoppia, poi senza preavviso, punta il suo uccello sul buco più piccolo e con un colpo di reni, aiutato dal fluido cremoso, lo penetra con forza, lo spinge tutto nello sfintere e inizia a fottere con violenza inaudita, confermando con quella furia la voglia maturata nei tre mesi di astinenza. Io godo, godo, godo, ho un violento orgasmo anale che mi lascia senza respiro e quando anche lui sta per raggiungere il suo piacere esce dal mio culo, me lo infila in gola e fotte come fosse in una vagina e finalmente viene, riempendomi l’esofago di una tale quantità di sperma che non riesco ad ingoiarlo tutto.
Si rilassa, si sdraia e io con la lingua, con le labbra succhio e pulisco con adorazione quel meraviglioso membro che ha saputo regalarmi un piacere così intenso.
Ci lasciamo pienamente appagati poco prima dell’arrivo di mio marito con la promessa di rivederci nel pomeriggio.
Segue …
Anais

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